Fra settembre e ottobre, tempo di vendemmia, erano – e lo sono ancora oggi – tipici del mondo contadino: farina impastata con mosto, olio, semi di anice, zucchero, lievitati, forma tondeggiante (simili a piccole ciambelle), cotti al forno. Con possibili varianti (mandorle, uova, miele, nocciole), differenti da zona a zona d’Italia, di certo fragranti, gustosi.
Le Fonti Francescane testimoniano che San Francesco, ormai morente (il Transito avverrà il 3 ottobre del 1226, sulla nuda terra, alla Porziuncola di Santa Maria degli Angeli), chiese che Jacopa de’Settesoli, nobildonna romana a lui devota gli portasse dei mostaccioli.
“Ti prego anche di portarmi quei dolci, (i mostaccioli) che tu eri solita darmi quando ero malato a Roma” è scritto nella lettera “A donna Giacomina”. Episodio attestato anche da Tommaso da Celano nel Trattato dei miracoli, dalla Leggenda perugina, dallo Specchio di Perfezione
“Ma egli ne mangiò ben poco – vene detto nello Specchio di perfezione -, perché sempre più gli mancavano le forze e si avvicinava alla morte”.
Resta un episodio che evidenzia amicizia, semplicità, calore umano.
I mostaccioli, peccato di gola del Santo, nel giusto periodo dell’anno, fra settembre e ottobre, possono essere gustati nelle panetterie e pasticcerie del territorio.
Un dolce tipico del territorio di Assisi da non perdere. Pensando a Francesco, Santo dalla grande umanità.